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SOGNO CREATORE VX ARCHEO FESTIVAL NUR // TORTOLI’

lunedì 17 Luglio
21:00

17 luglio 2023 h 21.00

Archeo Festival NUR // TORTOLI’

Sogno creatore

un progetto di Bluemotion // ideazione, drammaturgia e regia Giorgina Pi

con Sylvia De Fanti, Alexia Sarantopoulou, Valerio Vigliar
ambiente sonoro Collettivo Angelo Mai //musica Valerio Vigliar
cura del suono Cristiano De Fabritiis //luci Andrea Gallo

consulenze letterarie Laura Fortini, Massimo Fusillo, Elisabetta Garieri, Evanghelia Stead
accompagnamento al lavoro Benedetta Boggio // relazioni Rosalba Ruggeri

produzione Bluemotion, Angelo Mai

 

“ecco quindi essere poeti vuol dire vedere le cose, anche una matita, anche una pietra, anche una caffettiera, vederle con un’aureola intorno per cui una cosa che stupidamente si dice impoetica diventa poesia se viene investita dalla poesia, cioè diventa fosforescente” Maria Luisa Spaziani

 

Un progetto di ricerca sul tema del sogno e della sua potenza creativa. Un’indagine del rapporto tra mondo onirico e scrittura, passando dal corpo che genera suono e immagini. Un contempo un arrendersi ai sogni non realizzati, alle premonizioni assonnate, alle costellazioni complete solo tra giorno e notte.
La prima traccia del progetto è il libro Il sogno creatore della filosofa spagnola Maria Zambrano (1904-1991), in cui il sogno e il suo linguaggio si fanno guida. In questa opera sono i sogni a guidare le parole, costringendole ad affrontare i loro doveri: il tempo, la verità, le maschere personali e sociali. Zambrano fa camminare insieme poesia e filosofia, non creando strappi, come se il sogno contenesse in maniera innata questa convivenza. Così accade nella poesia di Maria Luisa Spaziani (1922-2014) seconda traccia del nostro lavoro, che nei suoi versi porosi e ardenti dialoga con Zambrano immersa nella vita psichica femminile. Lo scandaglio del mondo onirico di Zambrano assume le sembianze di riflessioni diaristiche su sogni indelebili descritti dai versi di Pallottoliere Celeste di Spaziani, incarnati da Sylvia De Fanti, una donna venuta dal passato in abito bianco per una festa finita ormai da tempo.

La terza traccia la ripeschiamo indietro nel tempo, nel mistero dei primi studi sui sogni. Il libro dei sogni di Artemidoro, un’enciclopedia teorica e pratica del sogno scritta nel secondo secolo dopo Cristo, si confronterà con la poesia di Niki Rebecca Papagheorghiou (1948- 2000), poeta contemporanea che inverte temi e stilemi dei miti annettendoli alla sua vita immaginaria. In particolare lavoreremo sulla sua raccolta Il grande formichiere. Per Papagheorghiou una inquietante stranezza apparenta l’universo della poesia a quello della vita inconscia e del sogno. Molte delle sue poesie in prosa assomigliano per il loro aspetto enigmatico ad alcuni racconti fantastici o favole: l’inverosimile è la regola. Oggetti, animali e personaggi appaiono come elementi che introducono a «un incantesimo singolare». La sua visione assolutamente tragica cammina insieme a una forza creativa sempre all’opera: «Una specie di notte ci divora ora dopo ora», ci dice Papagheorghiou e Alexia Sarantopoulou, stesa su un lettino da spiaggia a guardare le stelle, ci porterà nelle sue parabole sperimentali.

“io che sono fatta di carte da gioco” Niki Rebecca Papagheorghiou

Il confronto tra appunti e sogni, versi e teoria onirica dall’antichità di Artemidoro al pensiero di Zambrano, vuole creare in Sogno creatore una oniromanzia delle donne del nostro millennio, ma soprattutto permettere sulla scena una resa rispetto alle tensioni contenute nell’ambivalenza dell’idea del sogno. Il legame tra futuro e tempo interiore, tra fallimento e immagini spettrali, tra altre vite e quella in cui ci troviamo. La poesia che come il sogno sfida le leggi comuni sarà al centro del percorso di queste due attrici e musiciste, coautrici di una drammaturgia che lavora su una continua dislocazione dalle apparenze. La potenza tragica di questi testi contiene insieme la tenerezza dell’autoderisione che filtra il dolore, doma il rimpianto, la nostalgia e il lamento. Unite dalla musica, si mischiano la lingua italiana e la lingua greca, in una catena di alleanze ipotetiche di donne visionarie, la scena si trasforma in un luogo dove scandagliare il sé, in un ambiente sonoro elettronico unito a canzoni e a suoni di realtà.