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SAFARI @Campania Teatro Festival

mercoledì 2 Luglio
22:00
€8

SAFARI

CON GIULIA CHIARAMONTE E LORIS DE LUNA
REGIA CHIARASTELLA SORRENTINO
DRAMMATURGIA CARLO GALIERO
SCENE ROSITA VALLEFUOCO
PROGETTO SONORO FILIPPO CONTI
DISEGNO LUCI SEBASTIANO CAUTIERO
PRODUZIONE BLUEMOTION e CAMPO TEATRALE

Foto IRMA TICOZZELLI

si ringrazia Arianna Pozzoli, CTC centro teatrale campano, OKAPI

TEATRO TEDÉR – TEATRO DEL RIMEDIO
2 LUGLIO 2025, ORE 22:00
DURATA 1H E 10 MINUTI

Sinossi
Alla morte della madre, Wanda richiama suo fratello Martino per gestire la casa che hanno
ricevuto in eredità. Fratello e sorella non si vedono da quindici anni; l’azione si svolge in
casa, fra le macerie di un luogo che smette per sempre di essere quello che è stato. Tale
situazione diventa l’occasione per i personaggi di decidere che tipo di relazione ricostruire
tra loro e con la casa; se amore o rifiuto, se accettazione o negazione.
Stai cercando un posto in cui la gioia ti fulmini, e le sofferenze assumano tutte un
significato. Dove se stai male, piangi. Stai bene, ridi. Ti annoi, giochi a carte. Hai bisogno
di parlare, parli. Vuoi fuggire, mangi un gelato. Vuoi sudare, corri. Sei stanco, dormi. Si
litiga, ci si odia, si fa pace.
Premessa
Amo tanto la mia città perché si vive male, ma tutti sperano che un giorno si possa vivere
meglio.
Il punto di partenza è una drammaturgia originale: un fratello e una sorella che si ritrovano
dopo quindici anni nella casa della loro infanzia. La direzione intende decostruire e aprire
questa storia dal particolare al generale attraverso un’indagine sia narrativa, che scenica
sul concetto di casa.
In tal senso le opere di Justin Bettman (nelle immagini) sono fonte essenziale di
ispirazione, per la loro capacità di connettere sfera pubblica e privata in un paradosso
critico.
La società in cui viviamo costringe i luoghi in questa duplice forma: luogo del consumo o
luogo della produttività. Come si fa a creare una alternativa concreta? Come possiamo
prenderci cura di un luogo in modo da trasformarlo in luogo d’amore, di partecipazione, un
luogo in cui si sta e basta?
Il progetto
Safari corrisponde alla seconda parte di una ricerca cominciata nel 2022 con lo spettacolo
Meridiani / dedicato a chi crede di aver perso qualcuno.
Entrambi gli spettacoli esplorano il tema della morte, del lutto e dell’infanzia. Nel caso di
Safari, ulteriore aspetto di indagine riguarda la relazione fra morte e spazio. L’assenza
della struttura familiare nella vicenda dei protagonisti diventa simbolo del deperimento
della struttura sociale che si prende cura dei luoghi.
Il titolo Safari si riferisce ad un gioco che i due fratelli facevano da bambini: imitare animali
fantastici e provare a riconoscerli; non solo: il safari è per definizione un’attività di ricerca,
nel caso di questa vicenda, l’oggetto della ricerca è il dialogo tra fratello e sorella. Quanto
è difficile parlare con le persone che amiamo di più?

Questo spettacolo vuole indagare quella relazione che in psicoanalisi viene definita
“laterale” (tra fratelli), contrapposta a quella “verticale” (tra genitori e figli/e). Un fratello o
una sorella come uno scrigno dei ricordi della nostra infanzia, sono i custodi di ciò che
siamo stati prima di definirci,citando Freud “(…) nelle primissime fasi di vita del bambino,
nelle quali non è ancora ben stabilita la separazione tra Io e gli altri non c’è divisione,
dunque, il fratello, doppio narcisistico speculare è un’immagine riflessa di sé e ciò che
accade all’uno accade anche all’altro, in uno spazio psichico comune.”
Safari vuole esplorare la geografia dell’amore fraterno in tutta la sua complessità e uno
degli oggetti di indagine del progetto è proprio la difficoltà della comunicazione adulta tra
fratello e sorella.
Il luogo in cui avviene l’azione è la casa di una madre scomparsa, una casa che è stata
testimone della vita intera di questa famiglia smembrata e che è piena di oggetti ormai
inanimati che evocano un passato perduto. Safari racconta una casa che c’è ma non c’è
più nella sua profonda essenza, racconta una “casa caduta” che è finita nel momento in
cui è morta la donna che la abitava, che la animava.
Safari è la ricerca utopistica di quell’ambiente, di quel luogo familiare, di quel ricordo felice.
La casa diventa allora simbolo del luogo ricercato, di un luogo dimenticato, per cui è
necessario realizzare un Safari inteso come un’attitudine alla ricerca di qualcosa di
stupefacente, di giocoso e rivelatorio. Un gioco tra fratelli. La postmodernità che abbatte il
limite tra sfera pubblica e privata, tra luogo di lavoro e luogo di riposo, elimina la possibilità
di quel rifugio, non lascia respirare i luoghi d’amore, non lascia spazio alla parola che
agisce, alla radice che affonda. Assistiamo impotenti a tale evoluzione delle abitudini: uno
spazio viene praticato e coltivato solo se capace di creare plusvalore. Che sia la nostra
terra, il patrimonio artistico, i centri storici, persino le nostre identità culturali. Unica
alternativa, il luogo della produttività: la fabbrica, l’ufficio, lo smart working. La prospettiva
di ricerca è volta a comprendere come invertire questa tendenza, come si possano
realizzare anche oggi, luoghi che non siano né di produzione né di consumo, ma d’amore.