SHERPA
Sherpa
di Roland Schimmelpfennig
traduzione Laura Olivi
uno spettacolo di Bluemotion
regia, scene e costumi Giorgina Pi
con Fabrizio Contri, Carolina Ellero, Cristina Parku, Aurora Peres, Gabriele Portoghese
musica Collettivo Angelo Mai
suono Cristiano De Fabritiis, Valerio Vigliar
video e luci Andrea Gallo
produzione Teatro Nazionale di Genova
Non c’era nessuno sherpa per aiutare noi a scalare quel vertice. Sono passati vent’anni e ancora ci ripetiamo con disperazione: com’è stato possibile? C’è una tristezza ineffabile mai andata via, un lutto appeso alle nostre vite. Schimmelpfennig affonda in quei fatti con la dirompenza del mito. Siamo nella tragedia, finalmente possiamo tornarci. Siamo nel 2001 e allo stesso tempo vent’anni dopo. Siamo in quella spaccatura del mondo in due, quella che oggi è fortificata. Da una parte la nave da crociera, un ventre di balena con cabine, suites, 54 varietà di pane e 170 diversi tipi di formaggio, 7000 bottiglie di vino da tracannare. Dall’altra la città, il divieto di stendere i panni, di sposarsi, i nuovi lastricati pensati da grandi architetti, le bolle di farfalle e felci rare, le marce da centinaia di migliaia di piedi quanti i sacchi a pelo di ogni dove. La European Vision – è il nome della nave da crociera – accomodata al porto e la violenza sanguinaria accanto. Sullo sfondo il mondo, le carestie di allora, il Malawi affamato, Cadice come Lampedusa, le miserie degli ultimi anni, la prepotenza dei governi, i respingimenti continui del capitalismo. E poi di nuovo chi vent’anni fa e adesso reclama il diritto ad abitare il mondo dignitosamente.
Dove siamo noi?
Nell’abitudine a sopportare la vista di certe cose.
Schimmelpfennig ci immerge nella desolazione della storia, con istantanee feroci e personaggi tragici e inconsolabili di età diverse.
Dove siamo noi?
A Genova nel 2001 e al centro di questo sentimento di inutilità che proviamo adesso, identico per tutti e tutte anche se di quei giorni di luglio lontani nel tempo non sapessimo nulla.
Sherpa è una tragedia che racconta i fatti di una guerra persa dove si è rimasti incagliati per anni sul campo di battaglia. Il tempo si avvolge su sé stesso e tra le macerie ricordiamo. Ma l’impotenza in cui siamo immersi è la stessa che ci obbliga a tendere quel filo abbandonato sul selciato che ha bisogno oggi di essere di nuovo stretto tra le dita con forza.
Non preoccupiamoci del tempo che servirà per piangere quelle lacrime incagliate nell’opacità della memoria.
Ricordare insieme è il primo passo per rinascere.
Giorgina Pi
Nato nel 1967 a Göttingen, Roland Schimmelpfennig è uno dei più noti e premiati drammaturghi tedeschi contemporanei. Dopo un periodo come giornalista a Istanbul, studia regia alla Otto Falckenberg School di Monaco. Dal 2000 scrive per teatri come il Deutsche Theater di Berlino, lo Schauspielhaus di Amburgo e il Burgtheater di Vienna e, a livello internazionale, per i teatri di Copenhagen, Stoccolma, Toronto e Tokyo, tra gli altri. È autore di oltre 50 opere teatrali, rappresentate in più di 40 paesi diversi e anche di due romanzi.