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PILADE

Pilade di Pier Paolo Pasolini

uno spettacolo di Bluemotion

regia, scene, video Giorgina Pi

con (in o. a.) Anter Abdow MohamudSylvia De Fanti, Nicole De Leo, Nico Guerzoni, Valentino Mannias, Cristina Parku, Aurora Peres, Laura Pizzirani, Gabriele Portoghese

dramaturg Massimo Fusillo

ambiente sonoro Collettivo Angelo Mai

musica e cura del suono Cristiano De Fabritiis – Valerio Vigliar

disegno luci Andrea Gallo

costumi Sandra Cardini

assistente alla regia Giorgio Zacco

immagine ©Mattia Zoppellaro/Contrasto

produzione Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, Teatro Nazionale di Genova

in collaborazione con Angelo Mai Bluemotion

nell’ambito del progetto Come devi immaginarmi dedicato a Pier Paolo Pasolini

 

Pier Paolo Pasolini inventa un quarto capitolo della trilogia degli Atridi di Eschilo: Pilade. Qui il poeta immagina cosa succede dopo che Oreste, assolto dal tribunale dell’Areopago ad Atene, torna ad Argo. Stavolta a subire un processo sarà Pilade. È una tragedia del dopo. La stagione mitica è difficile da scorgere nell’ordine corrente. Da questa complessità prende vita il nostro nuovo lavoro di riscrittura del mito, questa volta a partire dal confronto non una delle personalità più affascinanti del novecento italiano. Come tradurre oggi il senso di fallimento che permea questo testo? Siamo in grado, ancora una volta, di parlare di democrazia? Cos’è per noi la fine di un’era? Nello spettacolo tutti i personaggi sono sempre in scena al termine di un rave alla fine degli anni novanta. Argo è un luogo disperso dove insieme sperimentano l’imminente fine del novecento e l’avvento degli anni duemila, la più importante cesura storica delle nostre biografie. Le Eumenidi sono corpi transessuali, il coro è composto da persone di diverse età e origini. I contadini della tragedia sono diventati lavoratori neri sfruttati. Pilade, Oreste ed Elettra danzano verso il fallimento condotti da un’Atena stanca di difendere la divina ragione. La diversità scandalosa e non comprensibile di Pilade si staglia nella restaurazione di una mitica e non progressiva temporalità. Una forma di morte sociale che destabilizza il tempo lineare e che meglio comprendiamo oggi grazie al pensiero queer.  Così anche per noi quel progresso irreversibile diventa eterna ricorrenza. Pilade si trasforma in un’esperienza, quella della nostra generazione. Atena sul fondo esce da una roulotte camerino del cinema.

Ci parla di una profezia e ci chiede di considerare il passato un sogno.

E allora vale la pena tentare di uscire da questa eterna finzione per riprendere a capire e smettere di essere consolati.

Giorgina Pi